PALMENTO-FRANTOIO 1875
Terrazzani Suite è un palazzo d’epoca costruito nel 1875 a pochi metri dal Castello Aragonese e a pochi passi dai punti di interesse artistico e culturale della città. Il piano terra era adibito anticamente a palmento-frantoio in cui fino al 1932 avvenivano la pigiatura dell’uva per la produzione del vino e la molitura delle olive per la produzione di olio. Per secoli l’uva e le olive raccolte nelle campagne comisane sono state lavorate nei numerosi Palmenti e Frantoi sorti attorno alla città, Terrazzani suite è uno di questi.
PALMENTO (Palu o vientu)
Dell’antico palmento è rimasta solo la vasca per la pigiatura dell’uva e il tino in muratura (U rifusu).
Vasca per la pigiatura dell’uva
La vasca era utilizzata per la Pigiatura dell’uva fresca o ammostata che si raccoglieva in un tino in muratura sottostante (u tinieddu); entro ventiquattro ore il mosto era trasferito (sfussato), nel secondo tino in muratura (u rifusu) per essere poi trasferito definitivamente nelle botti, dove il mosto completava la fermentazione divenendo vino. Quando il palmento era in funzione questa parete era in contatto con l’esterno attraverso una finestra di legno che permetteva lo scarico diretto dell’uva dai carretti alla vasca di pigiatura.
TINO in muratura (U Rifusu)
Era utilizzato per la decantazione del mosto prima di essere messo nella botte per la fermentazione.
Il FRANTOIO (‘U TRAPPÍTU)
Il frantoio o trappeto era il locale adibito alla produzione dell’olio posto abitualmente a qualche metro sotto il livello stradale perché bisognava ottimizzare la conservazione del prodotto in un ambiente dalla temperatura constante, infatti, la temperatura doveva essere bassa per evitare il degrado del prodotto, ma superare quella della solidificazione dell’olio, ossia i 6 °C. Si accedeva al trappeto generalmente, mediante una scala che immetteva in un grande vano dove era collocata la macina con base in pietra lavica o viva e venivano frantumate le olive, che in una successiva fase dovevano passare alla gramolazione nei torchi. La macina verticale in pietra (mola suprana o currituri) era trascinata da un mulo bendato e avanzava sulla macina orizzontale (mola suttana), frantumando le olive che il mastru a scutedda (maestro di scodella) ammucchiava su di essa. Con la poltiglia prodotta il mastru ri cuonsu (maestro del torchio) riempiva i fiscoli (coffi), sacchi di fibre vegetali, che si disponevano sotto il torchio di legno azionato a mano con una stanga. La pressione prodotta faceva sgorgare olio misto ad acqua che scolava dentro un raccoglitore circolare in pietra lavica o viva, bordato per il deflusso del liquido. Attraverso una breve imboccatura esso veniva convogliato nelle vasche di decantazione scavate nella roccia dove, per il peso specifico minore di quello dell’acqua, l’olio galleggiava e veniva raccolto manualmente alla superfice con un piatto di zinco o di terracotta con due labbra a beccuccio o ancora con una zucca vuota detta cazza, per poi essere versato in vari contenitori. Di fronte al torchio vi erano due vasche in muratura dette a morti (la morte) in cui si scaricava l’acqua di rifiuto dalla quale si ricavava un liquido oleoso per alimentare le lucerne e per la confezione del sapone. L’olio infine era immagazzinato nelle abitazioni dei proprietari dentro capienti giare di terracotta, simili a quella della famosa novella di Pirandello. I frantoi si trovavano in genere all’interno dei centri abitati poiché lo smaltimento dell’acqua di vegetazione avveniva mediante riversamento nella rete fognaria urbana.
Il FRANTOIO (‘U TRAPPÍTU)
Dell’antico trappeto è rimasta solo la macina verticale, due scoli in pietra viva e la vasca di decantazione.
Macina verticale
Macina verticale in pietra viva (mola suprana o currituri) che veniva tirata da un mulo bendato e avanzava sulla macina orizzontale (mola suttana), frantumando le olive che il mastru ri scutedda (maestro di scodella) ammucchiava su di essa.
Scolo in pietra viva
Scolo in pietra viva utilizzato come raccoglitore dell’olio. Sopra lo scolo era collocato il torchio che serviva per le spremiture delle olive. Il torchio era azionato a mano con una stanga. La pressione prodotta faceva sgorgare olio misto ad acqua che scolava dentro lo scolo circolare bordato per il deflusso del liquido.
Vasca di decantazione (scavata nella roccia)
La vasca di decantazione era utilizzata per separare l’olio dall’acqua; infatti, per il peso specifico minore di quello dell’acqua, l’olio galleggiava ed era raccolto manualmente alla superfice con un piatto di zinco o di terracotta con due labbra a beccuccio, per poi essere versato in vari contenitori.
A lumera
Piccola lampada a olio utilizzata per l’illuminazione del trappeto.